Il Museo MANN: 7 opere del Museo Archeologico di Napoli da non perdere!

Stai facendo un viaggio in Campania e vorresti scoprire uno dei musei più belli di Napoli? Allora devi assolutamente concederti una visita al museo archeologico di Napoli, uno dei musei più importanti d’Italia.

Le opere del Museo Archeologico di Napoli sono varie e splendide, ti basti pensare che racchiude la collezione Farnese, reperti di Pompei ed Ercolano, una vasta sezione sull’antico Egitto e perfino una sulla numismatica.

Ma ci sono moltissime curiosità interessanti su questa istituzione.

Prima di essere un Museo, il palazzo ospitava una scuola di equitazione e, in seguito, la sede dell’università. Solo nel 1816 il Museo Archeologico di Napoli venne inaugurato e arricchito con una delle più importanti collezioni del mondo sia per quantità che per qualità.

Ok ma è solo un museo di archeologia o ha delle particolarità?

Se alcune delle opere più importanti dell’antichità classica, tra cui la più grande statua ritrovata non dovessero bastare a suscitare la tua curiosità, ti rivelo che una delle particolarità di questo museo è il famoso Gabinetto Segreto. Vi sono raccolte sculture ed affreschi dedicati al tema dell’erotismo nell’antichità, una cosa davvero unica al mondo.

Ma non voglio anticiparti nulla.

Se vuoi scoprire le più belle opere del Museo Archeologico di Napoli, qui sotto ho fatto la mia personalissima selezione dei 7 capolavori che non puoi davvero perderti.

Ti va di scoprirli insieme a me?

Si parte!

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Cosa fare a Napoli

museo archeologico di napoli

1 – Museo Archeologico di Napoli: toro Farnese

Una delle più importanti opere del Museo Archeologico di Napoli è l’enorme scultura del Toro Farnese. Lo puoi studiare, vedere in foto o ammirarne le forme sullo schermo di un pc, ma quando te lo ritrovi davanti fa tutto un altro effetto.

Questo gruppo venne riportato alla luce nel 1545 per ordine di Paolo Farnese presso le terme di Caracalla a Roma. Fu sistemato nella villa Farnese di Roma e vi rimase sino al 1786 circa.

Come è arrivato a Napoli?

Proprio in quell’anno il re Ferdinando IV di Borbone fece spostare l’intera collezione Farnese a Napoli, creando il primo nucleo originale del Museo MANN.

Perché è così importante?

Il toro Farnese rappresenta in modo molto potente il tragico episodio del supplizio di Dirce.

Questo gruppo coglie infatti il momento esatto del mito, quando la perfida Dirce sta per essere legata all’enorme toro dai due giovani. Sono i figli di Antiope, decisi a vendicare la madre, vittima per anni dei soprusi di Dirce.

La rappresentazione del toro Farnese al Museo Archeologico di Napoli sembra suggerirci l’epilogo della vicenda. La donna infatti verrà trascinata dal toro su per le montagne rocciose sino alla morte.

La bellezza e la grandezza di quest’opera ti lasceranno senza fiato: è stupefacente soprattutto il realismo con cui è stato scolpito l’animale ma anche il dramma dei personaggi rappresentati. Secondo me vale da sola l’ingresso al Museo Archeologico di Napoli.

Vuoi sapere una curiosità sul Toro Farnese?

Nonostante le sue grandi dimensioni, il gruppo scultoreo è tratto da un unico blocco di marmo.

L’opera è stata scolpita tra il III e il II secolo a.C. e sembra che, originariamente, fosse una fontana. É stato Michelangelo a scoprire infatti che al suo interno si nasconde un sistema di fori e condutture che sembrerebbero essere destinati a far scorrere l’acqua.

Stupefacente, non è vero?

Ma non è finita qui!

Ad oggi, il Toro Farnese di Napoli è considerata la scultura dell’antichità più grande del mondo, ti basti pensare che pesa la bellezza di 24 tonnellate ed è alta quasi 4 metri mentre la base è di 9 metri quadrati.

Quando ti ci troverai difronte ti sembrerà ancora più impressionante.

Non te lo aspettavi, vero?

2 – Le epigrafi del Museo Archeologico di Napoli

Sicuramente avrai notato quelle brutte “tag” e “graffiti” che imbrattano i muri delle nostre città. Bene, se pensavi che questi “atti vandalici” fossero tipici della nostra epoca, ti sbagliavi di grosso.

Se hai avuto già la possibilità di visitare Ostia Antica o Pompei, ti sarai certamente accorto che qua e là lungo il percorso, ci sono frasi scavate nei mattoni o scritte realizzate a carboncino.

Se non ci hai mai fatto caso, al museo archeologico di Napoli ne troverai una sezione intera, realizzate su pietra, argilla, terracotta e persino una parte dedicata alle iscrizioni ritrovate sui muri di Pompei ed Ercolano.

Ok, ma cosa sono?

Si tratta delle epigrafi, testi scritti su diversi supporti che ci parlano di epoche lontane, della propaganda politica, delle leggi e perfino dei contratti stipulati. Insomma, come oggi esistono gli “attacchini” che imbrattano le città con i loro manifesti o i “vandali” che marchiano il loro passaggio con delle bombolette spray, anche nell’antichità si faceva la stessa cosa ma con mezzi diversi.

Queste opere del Museo Archeologico ti racconteranno della vita quotidiana dell’antichità inclusi i graffiti vandalici. Alcuni di questi sono perfino stati utilissimi per scoprire la data esatta in cui il Vesuvio ha distrutto Pompei.

Già nell’antica Roma si faceva ampio uso di questi strumenti.

le epigrafi del MANN

3 – La collezione egizia a Napoli

La collezione egizia del Museo Archeologico di Napoli è seconda in Italia solo a quella di Torino ma è la più antica d’Europa.

Perché ci sono così tanti reperti egizi a Napoli?

Il nucleo originale di queste opere è stato regolarmente acquistato dalla famiglia Borgia verso la fine del ‘700 quando iniziò a collezionare i pezzi più importanti proveniente dall’Egitto. Tra mummie, sarcofagi, oggetti votivi, statue e monili, potrai davvero scoprire i vari aspetti della vita degli antichi egizi.

Come sono arrivati questi reperti al Museo Archeologico?

Ebbene fu Camillo Borgia a decidere di vendere l’intera collezione al miglior offerente che, per fortuna, fu il re Ferdinando I di Borbone che l’acquistò nel 1815 e la mise a disposizione del pubblico per la prima volta nel 1821.

Oggi la collezione egizia del Museo Archeologico di Napoli conta più di 2500 reperti che coprono un periodo storico di circa 3000 anni dall’antico regno fino all’epoca tolemaica e quindi all’arrivo dei romani in Egitto.

Vuoi sapere quel è l’opera più interessante?

Si tratta di una scultura arcaica del 2700 a.C circa, chiamata la “Dama di Napoli”.

Ha preso questo nome perché un tempo si pensava fosse una donna inginocchiata ma studi più recenti hanno dimostrato che si tratta di un funzionario di sesso maschile.

Tutta la collezione è poi incentrata quasi esclusivamente sul rapporto che gli antichi egizi con aldilà, con tutti quegli oggetti che avevano il ruolo di mettere in comunicazione il mondo terreno con il regno dei morti. Se conosci un po’ la storia dell’antico Egitto saprai bene che nel corredo funerario del faraone c’era ogni sorta di oggetto che sarebbe potuto servire al defunto nell’altra vita.

Insomma, questa è una delle sezioni del Museo Archeologico di Napoli che mi ha stupito di più. Mai mi sarei aspettata di trovare qui dei reperti egizi così ben conservati.

MANN collezione egizia

4 – Il Mosaico della Battaglia di Isso

Se i reperti sull’antico Egitto mi hanno profondamente stupito, la sezione del Museo MANN che mi ha emozionata di più è quella sui mosaici. Vedere dal vivo il mosaico della battaglia di Isso è stata un’esperienza unica!

Immagina più di un milione di tessere minutissime che rappresentano una delle battaglie più famose dell’antichità, quella tra Alessandro Magno e Dario III di Persia, ad Isso del 333 a.C.

Il mosaico della battaglia di Isso, come molte altre opere del Museo Archeologico, è stato ritrovato durante gli scavi di Pompei del 1831 e faceva parte della pavimentazione della così detta Casa del Fauno.

Si tratta in realtà di una copia romana del II sec a.C di un quadro greco più antico ma non per questo meno importante.

Perché è speciale?

L’opera è di dimensioni considerevoli, lungo 5,82 metri e largo 3,13 metri, e benché sia stato molto danneggiato dal tempo, sono ancora ben visibili le figure di Alessandro Magno e del Gran Re di Persia Dario III.

La scena è tutta incentrata sul re persiano, intento a fuggire sul suo carro da guerra mentre il prode Alessandro lo insegue in groppa al suo cavallo Bufecalo: i due si guardano intensamente in un misto di paura e di eccitazione per la battaglia in corso.

Ecco una curiosità sul Mosaico della Battaglia di Isso!

L’intera opera è stata realizzata utilizzando tessere di soli quattro colori: rosso, blu-nero, giallo, bianco.

Ma sono i particolari che la rendono uno dei più bei mosaici della storia. Il tumulto della battaglia è reso dal gran numero di lance che si incrociano e dai cavalli imbizzarriti sullo sfondo. Gli sguardi sono realizzati con una perfezione davvero incredibile e, sulla corazza di Alessandro Magno è possibile addirittura riconosce i legacci in cuoio.

Quando visiterai il museo archeologico di Napoli sarà impossibile non notarlo.

Una delle cose che mi ha stupito di più è stata la realizzazione del volto terrorizzato di un soldato persiano che sta per essere schiacciato dal carro del Re Dario: il soldato non è direttamente visibile ma la sua espressione è fedelmente riportata nel riflesso del suo scudo.

Insomma, una delle più belle opere del Museo Archeologico di Napoli, sono certa che ti lascerà a bocca aperta.

Ma di mosaici incredibili ce ne sono molti altri, soprattutto provenienti dagli scavi di Pompei.

La qualità e la bellezza delle opere sono impressionanti, vedere per credere!

napoli: la battaglia di isso

5 – Lato B da dea: la Venere Callipigia

La Venere Callipigia del Museo Archeologico di Napoli rappresenta uno degli esempio più belli di sensualità in un’opera dell’età classica. Questa scultura viene anche chiamata “Venere dalle belle natiche” (perché callipigia questo significa!) e rappresenta la dea della bellezza mentre si volta indietro, scoprendosi le natiche in una posa naturale ma molto originale in scultura.

Questa scultura della Venere è stata ritrovata nel 1594 e, da allora, divenne una costante fonte di ispirazione per gli artisti in tutte le epoche successive.

Qual è la sua storia?

Purtroppo non sappiamo nulla sugli autori di questa bellissima opera. L’unica cosa di cui siamo certi è che si tratti di una copia romana di una scultura in bronzo di origine ellenistica. Fu recuperata senza la testa che venne sin seguito restaurata.

Perché è importante?

Ad un primo sguardo, quest’opera del Museo Archeologico di Napoli può sembrare una venere come tante altre ma esercita da secoli un fascino misterioso verso tutti i visitatori che hanno la possibilità di ammirarla dal vivo.

Sarà per le rotondità del corpo rese alla perfezione o per la posa non proprio usuale, ma la Venere Callipigia rappresenta un ideale classico di bellezza da quasi 2000 anni.

Perché la Venere sta mostrando i suoi glutei?

Nonostante oggi si possa considerare questa posa come provocante o ridicola, la Venere Callipigia è raffigurata nel mezzo del rituale dell’anasyrma. Si tratta di un gesto tipicamente ellenico che veniva utilizzato per scacciare il nemico o, più in generale, per allontanare la sfortuna.

Non potrai quindi fare a meno di osservare il bellissimo lato B della Venere, intenta anch’essa a contemplare le sue nudità con un po’ di orgoglio.

museo archeologico di napoli statua della venere callipigia

6 – La testa di cavallo di Donatello

Questo capolavoro di Donatello è una delle opere del Museo Archeologico di Napoli intorno alla quale gravitano il maggior numero di leggende. Si tratta di una monumentale testa di cavallo in bronzo che potrai trovare al centro della prima sala del MANN.

Grazie al ritrovamento di alcuni documenti, oggi sappiamo per certo che l’autore di questa testa di cavallo fu proprio Donatello. Tuttavia per molti anni si pensò che la testa fosse un’opera archeologica dell’antichità classica proprio per la sua ottima fattura.

Perché è importante?

L’opera venne commissionata da Alfonso V d’Aragona e realizzata verso il 1458. Probabilmente doveva fare parte di un monumento molto più grande. Si pensa che il monumento equestre dovesse essere posizionato a Castel Nuovo ed essere alto più di 5 metri, ma non venne mai completato dall’artista.

Quali sono le leggende intorno a quest’opera?

Si dice che la Testa di Cavallo di Donatello abbia il potere di guarire gli animali. Secondo questa storia, occorrerebbe fare un rito propiziatorio che consiste nell’effettuare 3 giri intorno alla scultura per avere una pronta guarigione.

Un’altra storia racconta invece che il resto della statua venne fatto fondere per ricavare le attuali campane del Duomo di Napoli. La testa invece venne risparmiata e collocata all’interno del Palazzo Cafara.

In realtà?

Queste ovviamente sono soltanto delle storie ma la Testa di Cavallo è diventata nei secoli uno dei simboli più importanti della città di Napoli e del MANN così come il David di Michelangelo è diventato uno dei simboli di Firenze.

I cittadini di Napoli ne sono così affezionati che sulla scala d’entrata al museo archeologico di Napoli, è stato recentemente dipinta una sua riproduzione.

cavallo di donatello

7 – Il gabinetto segreto: amore e sesso al tempo dei romani

Il museo archeologico di Napoli nasconde una sezione di cui sono a conoscenza in pochi e che addirittura fu tenuta segretissima e censurata per moltissimi anni.

Di cosa si tratta?

Del Gabinetto Segreto di Napoli.

Questa è sicuramente la parte più scandalosa dell’intero museo archeologico di Napoli perché completamente dedicata all’arte erotica nell’antichità con moltissimi reperti a sfondo sessuale davvero molto espliciti. Insomma una sorta di decalogo della “pornografia” al tempo dei romani.

Perché è stato censurato?

Per gli antichi queste rappresentazioni della vita sessuale erano una cosa più che normale. Tuttavia nel corso dei secoli, queste opere sono state viste come delle vere e proprie oscenità. Il cattolicesimo infatti tende a colpevolizzare la sessualità, che divenne tabù già nel medioevo. Questa sezione fu tenuta chiusa dalla sua creazione fino alla fine del secolo scorso.

Solo dal 2000 infatti, questa sezione del museo è stata aperta al pubblico che ha finalmente la possibilità di scoprire più di 250 opere sul tema dell’erotismo con moltissime statue, mosaici e affreschi tra il mito e la realtà.

Durante la seconda metà dell’800 rischiarono addirittura di essere tutte distrutte ma, per fortuna, vennero soltanto relegate in alcune sale private, chiuse con una tripla serratura.

Dove sono state ritrovate?

Come moltissime delle opere del museo archeologico di Napoli, anche quelle del Gabinetto Segreto vennero rinvenute per lo più durante gli scavi di Pompei ed Ercolano.

Perché è importante?

Visitare questa sezione è importante per capire come fosse vissuto non solo il sesso nell’età classica ma anche la nudità, la libertà di costumi e la fertilità.

Dalle statuette propiziatorie di Priapo con i giganteschi falli ad affreschi di scene erotiche, questa sezione del museo ti porterà a scoprire una delle tematiche meno trattate nella storia ma inevitabilmente tra le più affascinanti.

L’opera più famosa tra quelle del Gabinetto Segreto di Napoli è sicuramente una piccola statua che raffigura il dio Pan nell’atto di congiungersi con una capra. Questa scultura è diventata anche il simbolo non ufficiale della sezione del Museo dedicata all’arte erotica ed è stata rinvenuta nel 1752 all’interno della Villa dei Papiro ad Ercolano.

La posizione del dio non lascia nulla all’immaginazione anzi, l’atto è raffigurato in maniera piuttosto esplicita con una notevole resa di particolari.

Affrontare la visita del Gabinetto segreto di Napoli richiede una certa dose di consapevolezza: quando parliamo dell’antichità, ci rivolgiamo ad una cultura molto diversa dalla nostra. Non dobbiamo sconvolgerci, solo aprire la mente e cercare di capire il modo in cui i nostri antenati affrontavano la sessualità, senza giudicare. Si possono fare molte riflessioni in merito al modo in cui questi argomenti sono trattati nelle varie epoche e culture, ho trovato questa sezione molto interessante.

É accessibile per tutti?

Ovviamente no, i minori di 14 anni devono essere accompagnati da un genitore.

il gabinetto segreto

Informazioni pratiche sul museo archeologico di Napoli

Il museo archeologico di Napoli si trova nel centro città.

Per me è stata la prima trappa del percorso che mi ha portata alla scoperta del quartiere Sanità e del miglio Sacro e delle magnifiche persone che si impegnano ogni giorno per migliorare la città ed il proprio quartiere.

Se vuoi visitare il quartiere sanità di Napoli ti ti consiglio questo museo per aprire o chiudere la tua visita, sicuramente non te ne pentirai

Il prezzo d’ingresso al museo archeologico di Napoli è di 15 euro e ne vale ogni centesimo.

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Dove dormire a Napoli

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Elisa

Elisa

Ciao, io sono Elisa! Sono una storica dell’arte e travel blogger. Ho uno spirito nomade e adoro viaggiare per scoprire posti nuovi, scrivere e vivere nuove esperienze! Dal 2012 ho creato arttrip.it per condividere le mie esperienze di viaggio con tutti voi. Foto scattate con Panasonic GH5

4 risposte

  1. Ciao Elisa. Sei stata brava perché hai riferito notizie ed informazioni calzanti. Mi sono imbattuta nelle tue descrizioni di alcune opere conservate nel MANN che mi hanno introdotto oggi alla visita di questo potente museo.
    Potente per la ricchezza delle opere esposte (che risultano essere una minima parte di quanto è conservato nei magazzini).
    Al contrario di un signore che ha commentato negativamente il costo del biglietto, devo dire che hanno ritoccato i prezzi in basso e per gli eventi non ci sono supplementi.
    Io ho pagato 15€, ma li valgono tutti. Ho trovato anche una guida molto competente che ha accompagnato il gruppo di cui facevo parte per la quale abbiamo pagato 60€ per quasi un’ora e mezza. Ho vissuto un’esperienza molto interessante che mi ha arricchito fortemente.
    Grazie per l’interesse che hai generato con le tue descrizioni!

  2. Ho visitato Napoli ed il MANN la scorsa settimana, assieme a mia moglie, e sono rimasto insoddisfatto da quanto ho potuto vedere Nel Museo A.N., in rapporto al prezzo del biglietto (intero 18 euro cadauno – nessuna riduzione per gli over 65). Molte delle opere o reperti citati non sono visitabili (La collezione Egizia e La Venere Callipigia), mentre per la Magna Grecia, si doveva pagare un supplemento di prezzo con un ticket di 1,5 euro. La delusione è in parte mitigata dalla possibilità di fotografare , con qualsiasi mezzo, quanto è visibile. Per quanto concerne la città ed i Napoletani, debbo dire che ne ho apprezzato le bellezze architettoniche, la pizza e l’accoglienza gioiosa e cordiale. Alcune vie, specie in periferia, meritano maggior cura.

  3. che bello! brava. io sto partendo per Napoli per qualche giorno, con mio figlio che 16 anni. mi sto documentando e trovo interessante il tuo sito.grazie

    1. Grazie mille Stefania. Scrivimi pure se hai bisogno di aiuto per scoprire le cose più belle di Napoli

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