Jacopo Pontormo pittore: biografia di un artista tormentato e rivoluzionario

Jacopo Pontormo

Jacopo da Portormo, il cui vero nome era in realtà Jacopo Carucci, è oggi considerato un artista moderno ante-litteram. Fu uno dei pittori più importanti ed influenti del Manierismo del XVI secolo ma anche un anticipatore dei suoi tempi e precursore dell’arte barocca. L’arte e le opere di Jacopo Portormo ispireranno addirittura le sperimentazioni seicentesche.

Forse non ne eri a conoscenza ma tra i maestri più celebri, a cui Jacopo Pontormo deve la sua vasta conoscenza dell’arte fiorentina, c’è addirittura Leonardo da Vinci, mentre uno dei sui allievi più bravi fu il Bronzino.

Ma perché Jacopo Pontormo è così importante per la storia dell’arte?

Ora ti racconto brevemente la sua storia e poi ti spiego l’importanza della sua arte.

Si parte!

Indice degli argomenti

La vita di Jacopo Pontormo

Jacopo Carucci prende il nome di Jacopo da Pontormo, come spesso accadeva, a causa del suo luogo di nascita.

Nato a Pontormo nel 1494, il padre era Bartolomeo Carucci, un artista del ‘400 di cui purtroppo non ci sono giunte opere. Sappiamo soltanto che si formò e lavorò nella bottega del Ghirlandaio.

Jacopo rimase orfano di entrambi i genitori in età molto giovane e, ancora bambino, fu accudito dalla nonna materna. Ben presto si distinse come bambino prodigio e venne così incoraggiato a seguire le orme del padre. Grazie al suo talento poté andare a studiare pittura presso le più importanti botteghe dei maestri fiorentini tra cui quelle di Leonardo da Vinci, Piero di Cosimo, Mariotto Albertinelli ed Andrea del Sarto del quale diventa allievo.

La biografia di Jacopo Pontormo è arrivata fino a noi grazie al lavoro di Giorgio Vasari ma per il ritrovamento di un suo diario personale. L’idea che ne viene fuori è quella di una artista molto malinconico, forse depresso.

Jacopo Pontormo fu tormentato tutta la vita da un senso di solitudine e abbandono, probabilmente dovuto alla sua infanzia, che lo portò a importanti sperimentazioni nell’ambito della pittura, distaccandosi nettamente dal classicismo.

jacopo pontorno opere

L’arte

Jacopo Pontormo ha lavorato a Firenze per la famiglia Medici. È proprio alla corte di una delle famiglie più importanti d’Europa che Jacopo realizza i suoi primi capolavori come il Ritratto di Cosimo il Vecchio, conservato agli Uffizi, e Leda e il Cigno, in cui si nota l’influsso di un’opera simile realizzata da Leonardo da Vinci.

Grazie al gran numero di botteghe frequentate, e alle influenze con cui si era formato, egli riuscì a sviluppare un stile individuale ed innovativo contribuendo alla formazione del Manierismo italiano.

Raffaello e Michelangelo, che furono la sua ispirazione, pensavano che sarebbe divenuto un grande pittore, ma la sua arte fu in larga parte non compresa durante la sua epoca. Le sue figure risultano infatti già manieristiche, affollate e ricche di pathos. I colori, usati in modo del tutto originale, sono spesso puri, i personaggi sono colti in pose del tutto naturali e in situazioni quotidiane.

Se osservi qui sotto la cena in Emmaus, potrai notare che la scena viene ripresa come un istantanea: c’è perfino un apostolo che sta versando dell’acqua da una brocca, non capendo ancora l’importanza del momento.

Un’altra opera fondamentale per capire l’arte di Pontormo, sono gli affreschi commissionati dai Medici per la villa di Poccio a Caiano. Le figure realizzata sono quelle di Ventimno e Pomona ma l’opera è molto interessante perché ci mostra l’esatta evoluzione dell’arte fiorentina dell’epoca.

L’opera era infatti stata iniziata da “Il Sarto”, maestro di Pontormo, portata avanti di Pontormo stesso e terminata da Alessandro Allori che era stato alunno di uno dei più promettenti allievi di Pontormo, “il Bronzino”.

cena in emmanus di pontorno

Il rapporto di Pontormo con i committenti e la peste

Durante il 1522 la città di Firenze fu colpita dalla peste. Jacopo Pontormo fu costretto a rifugiarsi in un convento con il suo discepolo Angelo Bronzino, e la sua arte si fece ancora più oscura e confusionale. Proprio a questo periodo difficile appartiene infatti la Visitazione, il cui lo sfondo è occupato solo da una grigia e mesta atmosfera.

Affrescò poi a la Cappella Capponi in Santa Felicita a Firenze e con il ricavato aprì una propria bottega fiorentina. Vasari ci racconta la sua eccentricità e la sua paranoia così:

“alla stanza dove stava a dormire e talvolta a lavorare si saliva per una scala di legno, la quale, entrato che egli era, tirava su con una carrucola acciò che niuno potesse salire da lui senza sua voglia o saputa”.

Lunetta con Vertumno e Pomona, dettaglio. Villa medicea, Poggio a Caiano.

La morte di Jacopo Pontormo

Dal 1546 alla sua morte, lavorò alla decorazione della cappella medicea nel coro di San Lorenzo, poi portata a termine dal Bronzino. Registrò i suoi ultimi anni di vita sul diario “Il libro mio” in cui emergono la sua ipocondria e il suo carattere solitario e tormentato.

Annotava ogni giorno ciò che mangiava, seguiva digiuni e parlava del suo lavoro confessando che spesso si isolava in casa facendo finta di essere assente per non essere disturbato da nessuno.

Commenti

Solitudine, sofferenza ed isolamento sono elementi che bisogna tenere in considerazione nella lettura delle opere di Pontormo. La sua vita fu difficile e segnata da grandi traumi come la morte dei genitori e la peste.

Tu cosa ne pensi di questo artista?

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Elisa

Elisa

Ciao, io sono Elisa! Sono una storica dell’arte e travel blogger. Ho uno spirito nomade e adoro viaggiare per scoprire posti nuovi, scrivere e vivere nuove esperienze! Dal 2012 ho creato arttrip.it per condividere le mie esperienze di viaggio con tutti voi. Foto scattate con Panasonic GH5

9 risposte

  1. Grande artista belle le sue opere in alcune a addirittura anticipato il grande Caravaggio , x la luce che ha messo il alcune dipinti , certamente molto avanti x la sua epoca .

  2. Appena terminata una lezione di storia medioevale dove il pro. Postinger ci ha spiegato che il Pontormo traduce in pittura il ‘Beneficio di Cristo’ di Flamini, testo che si rifà alla dottrina criptoluterana degli ‘Spirituali’, presenti a Firenze e Viterbo. Testo che verrà messo all’indice, distrutto e i seguaci condannati dall’Inquisizione.

  3. Ti consiglio di leggere e goderti il capitolo “il Manierismo toscano” terzo volume del manuale di storia dell’arte di G.C. Argan. È straordinario la parte riferita al disegno del Pontormo, ancora di più, la dissertazione dialettica sulla Deposizione di Santa Felicita.

  4. Ciao Elisa
    Penso sia un precursore dell’ irraggiungibile Merisi
    La sua Cena in Emmaus mi ha fatto fare un volo diretto fino a Caravaggio
    Non trovi abbiamo qualcosa in comune??
    Ti seguirò su Instagram penso tu lo possa proprio meritare

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