Paolo Uccello è stato uno dei più grandi artisti italianitra Tardogotico e Rinascimento. Fu un grande studioso di prospettiva e lavorò soprattutto nell’Italia centrale e settentrionale.
Anche se sappiamo poco della sua vita, restano alcune opere che ancora oggi colpiscono per la loro armonia quasi fiabesca. Il suo stile è incredibilmente personale e facilmente riconoscibile, anche se spesso tralascia lo studio dei personaggi per uno estremo studio della prospettiva
In questo post propongo un viaggio per capire lo stile di Paolo Uccello, attraverso alcuni dei suoi capolavori più famosi.
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Paolo Uccello, i primi passi di un maestro
Il suo vero nome era Paolo di Dono ma passò alla storia come Paolo Uccello probabilmente per la sua abilità nel riprodurre questi animali. Questo artista rinascimentale nacque nel 1397 e si formò alla bottega del Ghiberti che aiutò, come garzone, a rifinire la seconda porta del Battistero di Firenze nel 1407.
Fu contemporaneo di Masaccio, Brunelleschi e Donatello e le sue opere sono caratterizzate dallo studio accurato della prospettiva e della resa volumetrica delle figure, siano esse animali o oggetti. Pensa che è considerato oggi uno dei precursori di Piero della Francesca.
Tra il 1465 e il 1469 fu ad Urbino. Fece testamento, ormai anziano e malato, nel novembre 1475 e mori un mese dopo.
Il monumento equestre a Giovanni Acuto
Nel 1425 fu a Venezia per realizzare un mosaico nella chiesa di San Marco, oggi perduto. Nel 1430 tornò a Firenze dove realizzò uno dei suoi capolavori, il Monumento equestre a Giovanni Acuto.
Si tratta di un affresco che però rappresenta una statua.
Paolo Uccello utilizzò qui tutta la sua maestria per rendere i volumi della monumento equestre in due dimensioni, bilanciando sapientemente luci ed ombre. La precisione del suo disegno rende l’opera perfettamente armoniosa. Il colore quasi monocromatico caratterizza la statua, di freddo marmo e trasmette questa sensazione allo spettatore.
La battaglia di San Romano e la prospettiva
Negli anni successivi lavorò in Toscana, continuando la sua ricerca di mimesi delle forme e dei personaggi. Nel 1445 fu a Padova e poi di nuovo a Firenze. Al 1448 risalgono gli affreschi in Santa Maria Novella e a qualche anno prima la famosa Battaglia di San Romano. Vediamo una sempre più forte la ricerca dei volumi e della prospettiva nel rispetto però di un bilanciamento della composizione e dell’armonia complessiva che rendono le opere di Paolo Uccello uniche.
Nella battaglia di San Romano, divisa in tre tavole, la prospettiva cambia ogni volta, come se si osservasse la scena da punti di vista diversi. Da notare il cavallo che scalcia all’indietro, ritratto in una posizione scorciata, come gli animali accasciati a terra. Ora conservate in tre diversi musei, le tre tavole sono state concepite come un’unica opera.
I lavori di Paolo Uccello però non sono inscritti in uno spazio reale ma piuttosto in un universo studiato matematicamente ma che resta molto onirico e distante. Ad esempio non vi sono le ombre dei protagonisti nelle sue composizioni. Le sue figure risultano quasi geometriche e definite da un disegno molto marcato.
Paolo Uccello: san Giorgio e il drago e la principessa
Alcune sue opere di Paolo Uccello, come San Giorgio e la principessa, oggi alla National Gallery di Londra, sono permeate da un’atmosfera quasi fiabesca.
L’interpretazione di questa tela è molto interessante in quanto San Giorgio è ritratto nell’atto di trafiggere il drago che tiene prigioniera la principessa. In realtà sembra che lei stia tenendo al guinzaglio il mostro e non sembra affatto spaventata.
Se la leggenda di questo santo rappresenta la vittoria della ragione sugli istinti, in quest’opera si è molto dibattuto su cosa Paolo Uccello volesse trasmettere.
Dietro al drago c’è infatti una grotta oscura sopra cui splende un cielo sereno. Alle spalle del guerriero invece infuria un ciclone.
Strano, no?
La tempesta rappresenta il furore e la forza del santo cavaliere, ma è pur vero che si pone in netto contrasto con il cielo sereno della parte che include la principessa, che sembra essere altrettanto tranquilla e placida. La tempesta però potrebbe anche simboleggiare l’intervento divino. L’occhio del ciclone si trova infatti in corrispondenza della lancia del guerriero e potrebbe essere dunque rappresentare l’aiuto che Dio concesse all’intrepido cavaliere per liberare la fanciulla.
Vi sono altre tele con lo stesso tema attribuite all’artista e in tutte l’elemento fiabesco è fortemente evidenziato.
Paolo Uccello e Donatello
Vasari, nel suo libro Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori ci parla di Paolo Uccello come di una mente geniale che però ha inseguito troppo la prospettiva trascurando la riproduzione dei personaggi.
Uno degli aneddoti più interessanti che ci racconta è un consiglio che Donatello, suo amico intimo, gli avrebbe dato a proposito dei suoi bizzarri schizzi e disegni sulla prospettiva “Eh, Paulo, cotesta tua prospettiva ti fa lasciare il certo per l’incerto”.
La figlia pittrice di Paolo Uccello, una delle prime della storia
Paolo Uccello ebbe una figlia, Antonia, che divenne monaca carmelitana e fece la pittrice. Abbiamo notizia che le sue doti pittoriche furono apprezzate ma purtroppo non ci sono arrivate sue opere.
Probabilmente si tratta di una delle prime pittrici di Firenze e dell’Italia intera di cui abbiamo notizia.
Una risposta
Grazie e complimenti