Persone che cambiano il mondo: storie di coraggio a Napoli

A Napoli ho conosciuto persone incredibili che hanno trovato il coraggio e la forza di impegnarsi quotidianamente per cambiare il proprio quartiere e, nel loro piccolo, per migliorare il mondo.

Ti racconto qui sotto chi sono e cosa fanno…

Napoli, novembre 2017

Quando sono partita per il blog tour a Napoli con Insolita Italia, sapevo che stavo andando a visitare un quartiere fuori dai soliti itinerari turistici, dove alcune persone si stavano impegnando nella riqualificazione del patrimonio.

Interessante, direte voi. E pensando questo infatti, sono partita.

Una volta arrivata mi sono resa conto che non mi trovavo in un posto qualunque: sembrava di essere in una periferia, che però aveva chiese barocche e palazzi antichi. Appena arrivati al b&b, ci hanno raccontato che il chiostro affrescato era stato tagliato in due da un mastodontico ponte ottocentesco. Alloggiavamo presso la casa del Monacone, che si è scoperta solo dopo essere parte di un progetto più ampio della cooperativa la Paranza.

Paranza a Napoli non è solo il fritto misto, ma è la compagnia degli amici, la comitiva, il gruppo di ragazzi del quartiere. Proprio così è nata questa iniziativa, da cinque ragazzi raccolti intorno ad un parroco geniale, che ha guardato al futuro e ha creduto in loro. Hanno risistemato il convento, creando un b&b con camere spaziose. Si fa colazione sopra la sagrestia, dalle finestre si vede la chiesa di lato. Hanno poi preso la gestione delle catacombe di San Gennaro, che hanno risistemato, restaurato ed aperto, restituendo i suoi incredibili affreschi e mosaici alla città.

Lo stesso con le catacombe di san Gaudioso, proprio accanto alla cripta della chiesa. Il tutto in un quartiere che viene considerato malfamato, in una periferia di quelle senza speranze, dove il tasso di disoccupazione e abbandono scolastico è altissimo e tutto partendo dal basso, con fondi privati e bandi pubblici.

Grazie al loro coraggio, le cose sono cambiate.

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Oggi la cooperativa dà lavoro a più di 20 persone, si occupa di visite guidate lungo il miglio sacro, di cui vi parlerò presto, alle catacombe di Napoli e al cimitero delle Fontanelle.

Questo ce lo racconta Enzo, come se fosse la cosa più semplice e ovvia del mondo, prima di cena.

Cena che ci cucinano le mamme della Sanità, un altro progetto per impiegare le donne del quartiere e valorizzare le loro incredibili qualità di cuoche. La tavolata si imbandisce di piatti tipici: il cuoppo di frittura di alici, pasta e patate, friarielli e polpette e l’immancabile biscotto all’amarena.

Già a quel punto eravamo tutti molto colpiti, non solo dalla cucina delle mamme, ma dalla storia e dai progetti di questi ragazzi. Non sapevamo ancora cosa avremmo scoperto i giorni seguenti.

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Dal loro esempio sono nati altri progetti sociali, in primis quello di casa Tolentino, che ha ridato vita ad un antico convento agostiniano neiquartieri Spagnoli. E’ stato fondato infatti un b&b con un giardino, un orto condiviso in preparazione e una terrazza panoramica che abbraccia Napoli e il suo golfo.

In tre giorni, abbiamo incontrato gli attori del nuovo teatro Sanità, ricavato in una chiesa in disuso, che ospita spettacoli e laboratori pomeridiani per i bambini.

Poi siamo stati alla casa dei Cristallini, spazio riqualificato di un antica casa per poveri che ora ospita un doposcuola proprio per evitare che i più giovani abbandonino gli studi. E attenzione! Tutti questi progetti sono nello stesso quartiere, a pochi metri gli uni dagli altri e convivono, coesistono e dialogano in continuazione.

Ciro Oliva, chef famoso del quartiere Sanità, ci ha servito una delle migliori pizze che abbia mai mangiato su piatti disegnati dai bambini della casa dei Cristallini. Anche lui era uno di loro, e adesso gli paga le lezioni di inglese del giovedì.

L’ultima sera abbiamo anche conosciuto Don Antonio Loffredo, che ha dato l’impulso a tutto questo e che è guida della comunità, non solo spiritualmente.

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Questa rivoluzione dal basso ha innescato un circolo virtuoso anche in altri quartieri.

Ai quartieri Spagnoli c’è la signora Tina, che apre il suo negozietto di frutta a tutti una volta alla settimana per cucinare insieme e viaggiare scambiandosi ricette e sapori. Si mette in piedi su una cassetta della frutta per raccontarci che a lei non interessa che tu sia siciliano o milanese, immigrato o turista, bianco o nero, è convinta che la cucina unisca tutti (ed ha ragione).

Poi c’è Salvatore Iodice, che si è stufato di vedere rifiuti abbandonati nel suo quartiere, quindi li porta nella sua falegnameria e gli dà nuova vita. Anche lui accoglie i bambini e gli insegna a dipingere, fabbricare piccoli oggetti e “usare le mani per qualcosa di buono” come dice lui. Le sue di mani, quando ce le stringe, sono sporche di vernice e forti, come lui.

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Mentre camminiamo tra meraviglie artistiche, scorci da clichè, palazzi nobiliari e chiese, ci raccontano che hanno chiamato street artist da tutto il mondo in questi quartieri, per decorare facciate di palazzi altrimenti anonime. Quindi tra i panni stesi e i piccoli negozi, ci si imbatte di tanto in tanto in qualche coloratissima opera d’arte contemporanea.

Ah, c’è stata la notte bianca al quartiere Sanità, che si è riempito di luci e spettacoli musicali. C’è un’orchestra di ragazzi e bambini, Sanità Ensemble, che va a suonare in giro per l’Italia. Dalle finestre, oltre ai cantanti neomelodici, ora si sentono suonare anche i violini.

Sembrano piccole cose forse, ma vi rendete conto sommate quante sono?

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Siamo stati con loro per tre giorni, abbiamo visto il risultato del lavoro di anni, di impegno, coraggio e tenacia. La lezione che ho imparato è che per quanto impossibile qualcosa possa sembrare, se sei determinato a farla, la farai. Cambiare l’immagine di un quartiere, cambiare la mentalità delle persone può sembrare impossibile, ma non lo è.

Il mondo siamo noi, e ogni giorno decidiamo come cambiarlo con le nostre azioni, anche le più piccole.

Le parole per raccontare la passione e la forza che ho trovato nei ragazzi delle catacombe di Napoli non ci sono, dovresti incontrarli dal vivo. Quello che posso dirti è che in un quartiere che tutti considerano un brutto posto, ci sono cose meravigliose e persone che stanno lavorando per realizzare il proprio sogno di renderlo un luogo bello come merita di essere. E già ci sono riusciti per quanto mi riguarda.

Sono tornata con la valigia piena di sfogliatelle, il cuore pieno di emozioni e la testa ancora più piena di sogni.

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Elisa

Ciao, io sono Elisa! Sono una storica dell’arte e travel blogger. Ho uno spirito nomade e adoro viaggiare per scoprire posti nuovi, scrivere e vivere nuove esperienze! Dal 2012 ho creato arttrip.it per condividere le mie esperienze di viaggio con tutti voi. Foto scattate con Panasonic GH5