Ti parlo della mia dipendenza, della mia paura e di come stia cercando di affrontarla.
Roma, Agosto 2017
“Qual è il tuo rapporto con la scrittura?” mi è stato chiesto durante una delle presentazioni del mio libro, uno dei momenti più spaventosi e terrorizzanti della mia vita.
Beh. Da dove cominciare?
Ho iniziato a scrivere prima di imparare a scrivere. Strano no? Dettavo le storie che inventavo a mia madre che le trascriveva a macchina. A sei anni, in prima elementare, ho iniziato il mio primo libro. Scrivevo storie su storie… su storie.
Ma quella di scrivere è una sorta di maledizione.
A undici anni avevo finito un racconto piuttosto lungo, ovviamente scritto molto male. Ogni sera, quando finivo i compiti, accendevo il pc di mio padre e scrivevo. Con gli anni le cose non sono cambiate. Né le storie nella mia testa, né la mia dipendenza dalla scrittura.
A diciassette anni ho iniziato a soffrire orribilmente perché non riuscivo mai ad esprimere completamente quello che pensavo, sentivo, vivevo. Lo scrivevo bene magari, ma non riuscivo a trasmettere emozioni, sentivo che era incompleto. A diciannove, ho finito una storia orribile, così orribile che quando l’ho riletta mi sono venuti i brividi. A ventuno l’ho mandata ad un editore, che ha deciso di pubblicarla. E lì, mi è venuto meno il coraggio.
Molto di rado facevo leggere le cose che scrivevo, figuriamoci mettere sotto gli occhi di tutti i miei pensieri, le mie riflessioni, le mie paure. Scrivere ti rende vulnerabile perché le parole a volte dicono molto più di quello che vorresti. Alla fine quel libro non fu pubblicato, solo perché non fui abbastanza coraggiosa.
Nel 2012 ho aperto questo blog, Arttrip. Scrivere di arte è più semplice che scrivere le proprie riflessioni, tuttavia comunicare la propria passione è tutt’altro che facile. L’arte mi provoca delle emozioni difficili da riportare a parole, difficili da comunicare, figuriamoci da trasmettere!
Il blog però mi ha aiutata ad aprirmi, a farmi leggere. Ogni volta che un lettore mi ringraziava perché aveva trovato informazioni utili sul sito, sentivo di aver fatto un passo in avanti nel mio rapporto con la scrittura.
Nel 2015, mentre ero a Parigi, ho vinto un piccolo concorso letterario per un racconto. La sera prima della presentazione dell’antologia, sono stata malissimo. Fisicamente proprio. Per la paura ho vomitato per due ore.
Nell’ottobre del 2016 ho passato una settimana in un posto speciale, dove ho incontrato una ragazza molto dolce. Parlando di scrittura le ho raccontato della mia paura a farmi leggere. Mi ha detto una cosa che mi ha fatto molto riflettere “se hai le storie nella testa e ami scriverle vuol dire che hai un dono. Chi ha un dono deve condividerlo, altrimenti commetti un peccato contro il mondo e te stessa”.
Poco dopo un editore a cui avevo mandato la bozza del libro ha deciso di pubblicarlo. Mi sono detta che era giunta l’ora di affrontare la paura di essere letta e ho accettato. L’entusiasmo iniziale si è trasformato in terrore il giorno della prima presentazione. Ma quando sono riuscita a superarla senza svenire mi sono sentita molto meglio.
Affrontare le paure è l’unico modo per crescere.
Ad ogni presentazione di Radici sono stata presa dal terrore, da un’ansia pazzesca. Hai presente preparare un discorso di notte e discutere la tesi di laurea senza aver dormito? Ecco, molto, molto peggio.
Il problema è che scrivere per me è una necessità, non è un passatempo o un divertimento. Non riesco ad immaginare la mia vita senza scrittura: se mi viene in mente una storia non riesco a concentrarmi su nient’altro finché non la scrivo. E’ che se mi piace qualcosa, se mi ispira, non posso proprio fare a meno di scriverne.
Scrivere è frustrante a volte, ma mi fa sentire bene, mi aiuta a capire e a capirmi, a ricordare, a calmarmi.
Il viaggio più difficile è quello che ti fa più paura.
A me non fa paura scrivere, mi fa paura essere letta. Mi fa paura che tu stia leggendo queste parole ora, e forse ci conosciamo, forse no, ma qui ci sta un pezzetto di me, e te lo sto mostrando senza filtri.
E’ come se mi mettessi nuda davanti a tutti e dicessi “bene, ora giudicate il mio corpo“. Solo che lo faccio con qualcosa di molto più importante del corpo, che è quello che ho dentro.
Forse ti sembrerà stupido tutto questo. Non so che farci, non è una cosa razionale.
Sto cercando di vincere le mie paure e di migliorarmi, per questo ho voluto condividere qui la mia esperienza con la scrittura. Ho deciso che non permetterò più alla paura di influenzare le mie scelte nella vita, quindi sto provando a mettermi in gioco, non solo sul blog, ma scrivendo anche per altri giornali e lavorando al secondo romanzo.
La soddisfazione più grande che traggo dalla scrittura è quando qualcuno mi dice che le mie parole lo hanno fatto emozionare. Allora sento che sono sulla strada giusta e che è valsa la pena di affrontare questo terrore che ho di essere letta!
Se ti rispecchi, in un modo o in un altro in quello che ho scritto, ti lascio con una domanda: cos’è che ti fa paura e perché?
Scrivimelo nei commenti ?
Una risposta
bellissimo e dolorosissimo allo stesso tempo… scrivi e lascia che noi possiamo leggerti, sei brava e ne vale la pena!